Ravel e Beatles l'ultimo show di Frank Zappa in America

By Carmine Saviano

La Repubblica, June 6, 2021


Sarà difficile rispettare la scaletta e non andare subito alla sua versione di Stairway to heaven, o al medley di Norwegian wood, Lucy in the sky with diamonds e Strawberry fields forever. O saltare direttamente a I am the Walrus, ovvero ai momenti in cui, nel corso di quel tour del 1988, Frank Zappa rileggeva e omaggiava Beatles e Led Zeppelin. Un omaggio paradossale per chi si era sempre mosso al di là del mainstream, al di là delle mode e del divismo, in una ossessiva abnegazione alla propria ricerca musicale. Con altre 28 canzoni, quei momenti sono contenuti in Zappa '88: The last U.S. show, in uscita il 18 giugno in un box di due cd o quattro lp.

Si tratta della registrazione dell'ultimo concerto tenuto da Zappa negli Stati Uniti, il 25 marzo 1988 al Nassau Coliseum di Uniondale, Stato di New York. Nulla di prestabilito: dopo quell'esibizione la band di Zappa si spostò in Europa per continuare il tour, ma tensioni interne tra gli undici membri dell'ensemble resero impossibile proseguire. Le ultime esibizioni furono proprio in Italia: a Roma e a Genova. Un'implosione che avrebbe fermato le esibizioni del genio (definizione tecnica) del rock americano per qualche anno, fino al giugno del 1991, quando Zappa suonò dal vivo per l'ultima volta, prima a Praga e poi a Budapest: il cancro alla prostata che lo avrebbe ucciso nel dicembre del 1993 iniziò in quei giorni a rendere difficoltosi, fino all'impossibile, i live.

E la scaletta di The last U.S. show testimonia tutta l'infinita sapienza di Zappa nell'attraversare ogni campo della musica. Con le sue Peaches en regalia e Who needs the peace corps?, Zappa guida la band nell'esecuzione del tema dal Concerto n. 3 per pianoforte di Béla Bart6k e sulle note di Bonanza. E ancora Stravinskij, The Allman Brothers Band e il Boléro di Ravel.

L'ennesima dimostrazione, se ce ne fosse ancora bisogno, della fedeltà alla sua linea: Absolutely free. Assolutamente libero da canoni e conformismi, censure e buonismo, regole e recinti. Del resto, il suo motto parlava e parla chiaro: «Qualsiasi cosa, in qualsiasi momento, in qualsiasi luogo, per un motivo qualsiasi».