Frank Zappa nel dimenticatoio

By Riccardo Bertoncelli

Musica, rock & altro!, October 3, 2002


L'industria discografica del "caro estinto" è in piena fioritura, com'è stato messo in risalto su queste pagine. Pubblicazioni votive vengono accese intorno agli altarini di morti recenti (Jeff Buckley) o lontani (Jim Morrison); senza parlare di Elvis, che continua a essere The King anche in questo Al-di-là discografico, con i suoi inediti a 25 anni dalla morte. Non mancano però le eccezioni e una è clamorosa: Frank Zappa. Sono 9 anni che Zappa è morto e 5 almeno che è sparito dalle liste novità; in un lustro è uscita un'unica antologia di inediti, per giunta mai arrivata nei negozi. Un segno di esemplare serietà e rara morigeratezza discografica? Non scherziamo. Forse è il caso di cominciare a distinguere fra pubblicazioni postume dettate da intenti commerciali o da ossessioni completiste e materiali d'archivio invece importanti, capaci magari di illuminare zone oscure di artisti dalla produzione enorme e complessa. Faremmo volentieri a meno, insomma, dell'ennesimo box di Presley o del centesimo live dei Dead in cambio di qualche monetina dell'avarissimo Dylan o, per l'appunto, di un paio di lingotti fra quelli che gli eredi Zappa nascondono in cassaforte. La cosa buffa è che FZ in vita sua non è mai stato un musicista avaro, anzi, un prodigioso dissipatore: ha lavorato così tanto, e accumulato una tal quantità di nastri da alluvionare la California del Sud in caso di siccità. Eppure niente: né ristampe con bonus tracks né antologie di inediti, né assoli di chitarra o computer music. Rubinetti chiusi, cielo sbarrato. "It never rains in Southern California".

Ho scritto "niente" ma non è vero. Qualcosa di Zappa esce, purtroppo. Escono compilation, scombiccherati taglia-e-incolla dal suo catalogo. Le ultime due sono fresche di stampa: sono "Zappa Picks" selezionate da Larry LaLonde dei Primus e John Fishman dei Phish, e temo vadano a inaugurare tutta una serie di sminuzzamenti zappiani "d'autore". Inutile ricordare che FZ odiava le compilation; lui che vedeva la sua musica come un gigantesco unicum non poteva accettare neanche per scherzo l'idea del bigino. Ma è il mondo alla rovescia, e non per nulla la figura di quel grande oggi è così trascurata, quasi sul punto di svanire. In un mondo di nani, i giganti si finisce per non vederli più.