Frank Zappa "Have I Offended Someone?"

By Piero Tarantola

Buscadero, April 1997


FRANK ZAPPA
«Have I offended someone?»

(Rykodisc/IRD CD)

«È mia opinione personale che i testi di una canzone non possano far male a nessuno. Non esiste alcun suono prodotto dalla bocca nè alcuna cosa che esca dalla stessa tanto potenti da farvi andare all'inferno. Ritengo inoltre impossibile che trasformino chicchessia in un pericolo sociale. La gente disturbata, quella sì può essere stimolata a compiere determinate azioni disturbate, ma per qualsiasi motivo. Se tali soggetti sono predisposti all'antisocialità o alla schizofrenia o che ne so, possono essere spinti da qualsiasi cosa, compresa la mia cravatta o quella sedia laggiù. Non può venirvi in soccorso alcuna statistica di gente che fa strane cose quando è vicina alla musica rock. Vi basterebbe guardarvi attorno e vedere i ragazzi normali che la ascoltano e ci vivono assieme ogni giorno, senza suicidarsi, senza uccidere e, quando crescono, a volte, diventano legislatori» (Frank Zappa).

Sono in pochi a non essersi offesi almeno una volta ascoltando i testi di Zappa e buon per noi che FZ non sempre li ha pubblicati sui dischi e che in Italia pochi capiscono bene l'inglese. Se così non fosse i brani contenuti in questa antologia (ma non solo questi) avrebbero trovato ancor meno diffusione via radio. Invece nessuno li capisce ed ecco così «Bobby Brown» trasmessa da una emittente locale o «Dinah Moe Humm» usata come sottofondo in un programma televisivo.

Lo stesso Zappa ha curato questa antologia che comprende tutti brani già noti ma in molti casi in versione remixata. Due versioni sono però live ed inedite si tratta di «Dumb all over» e del sarcastico attacco ali' industria discografica (con cui ebbe i suoi problemi) «Tinseltown rebellion». Il ritratto dell' «american dream» che poi diventa uno «sexual spastic» (meglio non andare oltre nel citare il testo) «Bobby Brown» è in versione remixata, così pure «Disco Boy» (ma perché non inserire anche «Dancin fool» dato che si parla di discoteca?) e «We're turning again». «Jewish princess» che tanto fece imbestialire la comunità ebraica è invece lasciato nella versione originale. A proposito di questo brano ricordiamo che Zappa rifiutò di scusarsi ed anzi minacciò azioni legali se la lega ebraica anti-diffamazione, che ne aveva chiesto la messa al bando dalle trasmissioni radiofoniche, avesse insistito in questo suo atteggiamento. Non ci fu la stessa reazione ufficiale da parte cattolica quando su Joe's Garage fu pubblicata «Catholic girls» ma non dubitiamo che qualche strale da qualche pulpito (anche televisivo) sia partito. D'altronde il particolare astio di Zappa verso i teleevangelisti era ben noto (Dumb all over) e quando il famoso Jimmy Swaggart (il reverendo televisivo che nella metà degli anni ottanta era un vero e proprio fenomeno di costume negli USA) venne «beccato» con una fanciulla di non facili costumi in un motel, Zappa si divertì moltissimo proponendo le cosiddette «Swaggart version» di alcuni brani nei suoi concerti. Ottenne in vece grande successo «Valley girl» (che compare nella versione originale) e qui nessuno si offese anche se il brano prendeva per i fondelli in maniera piuttosto esplicita i cosiddetti valligiani o paesanotti o burini, chiamateli come volete. Politicamente scorretto compose anche «He's so gay» che passò credo inosservata perché pubblicata sul triplo «Thing fish» una delle sue opere meno riuscite. La canzone viene ripescata per questa antologia anche se l'avevamo riascoltata dal vivo sulla monumentale serie You can't do that on stage.

In tutto quindici brani, pochi per catalogare tutti i brani «offensivi» di Zappa, numerose le escursioni anche clamorose e qualche brano «minore» ripescato. Questo è il guaio delle antologie e dato che la scelta dei brani fu fatta dallo stesso Zappa nulla da eccepire. I fans ascolteranno molti brani rimixati e due in versione live diversa da quella conosciuta, gli altri avranno solo una minima parte di una monumentale opera che merita di essere gustata disco per disco.

Piero Tarantola