Il concerto

By Maria Laura Giulietti

Ciao 2001, August 1, 1982


Di tutte le date di questo grande ritorno proprio quella di Roma doveva capitarci. Ho fatto così spesso le valige ultimamente che ad averlo saputo avrei di gran lunga preferito saltare in macchina e macinare tre o quattro cento chilometri invece dei due-tre chilometri che mi separavano dall' ex Mattatoio piuttosto che capitare in una bolgia dantesca come quella che ha ospitato il folle, irriverente, tutto sommato sempre lo stesso, inseguitore delle regole non-regole, insomma, Mr. Frank Zappa, da nove anni lontano dai palcoscenici italiani.

Un enorme piazzale con sanpietrini, sporco a terra, il palco così lontano da rimanere inebetiti, un palco da mixer che copre la già precaria visuale, ecco come si presenta fin dalle otto quello che non riusciamo proprio a chiamare "luogo per concerto" e il pubblico non è davvero soddisfatto, soprattutto chi ha pagato (non poco) per vedere oltre che per sentire Frank Zappa.

Qualcuno, prima del concerto e mentre si aspetta il calare della notte, avverte che quello è l'unico spazio a di-sposizione della città di Roma, che il Coni fa il cattivo non dando gli spazi migliori, e quindi bisogna essere civili. Qualcuno fischia, molti altri disperano di trovare posto a sedere, anche a terra e anche così lontano, un paio di furbi si sono portati i binocoli, modello extra lusso, ma neppure con quelli riescono a vedere se colui che si aggira sul palco con tanto di baffi e il signor Frank Zappa, un suo fratello o un groupie ...

E' l'improvvisa vampata di luci che ci fa accorgere dell'inizio dello spettacolo, con il giallo e il rosso che si accendono, i musicisti, otto in tutto, prendono posto, Frankie si mette bene al centro e parte in quarta con il distorsore e la chitarra che si cimenta in « Volare » di modugnana memoria e non ci sono cantautori (che pure molto hanno fatto) a reclamare, l'Italia all'estero è pizza e cuore, il golfo di Napoli e Modugno, dannazione.

L'amplificazione è buona, ma il microfono di Zappa non funziona perfettamente, dopo l'iniziale presentazione finto-ironica, "visto che dovrete stare qui almeno per due ore, rilassatevi!", saluti dei musicisti nella formazione tipo basso-batteria-percussioni, poi due chitarre e due tastiere più il deus ex macchina Zappa, si parte per quello che sicuramente è uno straordinario concerto, pieno di fantasia ed energia, grandi capacità tecniche e spirito geniale, il chitarrista non si risparmia, dirige, canta, suona, si inchina, suppongo abbia una ottima intesa con la band che funziona perfettamente. Ma di più non ci è dato di sapere, d'altronde se abbiamo buone orecchie (e le abbiamo messe in funzione), la vista non ci aiuta altrettanto e nemmeno le lunghe preghiere di prestito (dietro cospicuo pagamento) di un binocolo piuttosto modesto sono valse a capire dalla faccia di che umore fosse il buon Zappa.

 Comunque chi ha avuto modo di incontrarlo durante la con-ferenza stampa lo ha trovato col solito pizzicore (a Milano c'erano le zanzare o roba del genere, la cucina non lo ha entusiasmato, alcune domande lo hanno annoiato e), naturalmente, qualche buona battuta. Ci spiace soprattutto di non essere riusciti a gustare in pieno uno spettacolo che meritava la giusta attenzione, ma l'ingordigia è una gran brutta malattia e il pubblico fin troppo educato.

M.L.G.G.