Dossier: Genial-mente rock

By Manuel Insolera

Ciao 2001, August 31, 1980


«MENTI GENIALI DEL ROCK», QUANTI HANNO UNA PRECISA OPINIONE SUGLI INNOVATORI REALMENTE FORMIDABILI DEGLI ULTIMI VENT'ANNI DI MUSICA MODERNA? NOI PROVIAMO A SCEGLIERNE OTTO.

PROLOGO

Innanzitutto, a scanso di equivoci, cominciamo subito con il delimitare i confini di questa nostra panoramica a proposito della genialità applicata al rock. Che cosa intendiamo per "mente geniale del rock"? E' presto detto: non intendiamo la rock-star nel senso più ampio del termine; non intendiamo il grosso personaggio dal punto di vista di animale da palcoscenico; non intendiamo nemmeno il grossissimo musicista, maestro incontrastato del suo strumento o del suo mezzo vocale. Eppure, nulla toglie che il genio rock possa anche essere una pop-star, un animale da palcoscenico, un grosso musicista. Quello che noi intendiamo esattamente inquadrare è quell'artista rock la cui influenza creativa è stata determinante per l'evoluzione di tutto il rock nel suo insieme. L'artista, insomma veramente dotato di quella rarissima qualità che si chiama invenzione, l'artista che ha creato una moda o un genere, l'artista che ha saputo aggiungere uno o più mattoni a quella ideale "grande muraglia" che rappresenta il progressivo costruirsi della rock-music. Abbiamo inoltre volutamente escluso dalla nostra disamina i primi geni del rock and roll (Chuck Berry, Bo Diddley, Muddy Waters) e del rhythm&blues (Ray Charles, Otis Redding). Perché altrimenti il discorso ci avrebbe portati troppo lontano. E abbiamo anche escluso i tre grandi artefici del blues bianco europeo (Alexis Korner, Graham Bond e John Mayall) perché il di-scorso, sia pure affine ai nostri intenti, non è però esattamente pertinente con l'argomento che ci proponiamo di illustrare.

Sappiamo benissimo che, in un dominio così soggettivo e contraddittorio come quello della genialità creativa, qualsiasi scelta potrà apparire arbitraria, e ci sarà sempre qualcuno pronto ad alzare il ditino per contestarla. Ma abbiamo scelto ugualmente, tenendo come criteri esclusivamente l'onestà e la letterale attinenza ai limiti che noi stessi ci siamo imposti, e che abbiamo descritto più sopra. Per questo, chi non troverà citato tra le cosiddette "menti geniali del rock" un Elton John, un Neil Young, un Mick Jagger, un Santana, una Janis Joplin, una Patti Smith, eccetera, non gridi allo scandalo: per noi questi nomi restano quelli di grandissimi artisti, ma lo scopo di questo servizio, se siamo riusciti a ben farci capire, è spostato su un'ottica leggermente differente. Per farla breve, di queste "menti geniali del rock" noi abbiamo creduto di poterne con sicurezza individuare otto.

Eccole.

• JOHN LENNON

Perché John Lennon e non Paul McCartney? – salterà subito ad esclamare qualcuno. Perché, rispondiamo, a parità di grandezza come personaggi del rock, Paul McCartney ci sembra più un grande "fabbricante" di musica pop, e John Lennon più un grande creatore. Insomma, Paul possiede una tecnica di composizione smisurata, ma John di smisurato possiede l'inventiva.

A partire dal 1965, John Lennon è stato il primo autore pop ad aver fornito alle canzoni dei testi non banali (ovvero tutti ragazza-amore-giro in macchina-vieni a ballare, ecc.): i suoi testi surrealisti faranno scuola, e influenzeranno ben presto lo stesso McCartney. Nel campo più stretto del rock'n'roll, John è il grande continuatore di Chuck Berry. Ai caratteri già conferiti da Berry al r'n'r (espressione di sesso-danza-visceralità) John aggiunge, primissimo, una intuizione geniale: con lui il rock diventa per la prima volta un medium, un catalizzatore espressivo di tutte le forme musicali popolari esistenti: dal dixieland al country alla ballata al blues, eccetera.

Dischi consigliati: Rubber soul, Sgt. Pepper, Double white album (con i Beatles); Imagine, Rock'n'roll (da solo).

• KEITH RICHARD

Perché Keith Richard e non Mick Jagger? Perché Jagger è stato grandissimo soprattutto come "rock'n'roll animal", rivoluzionando il "look" della pop-star sul palco e come simbolo sessuale; ma questo servizio è sulle menti geniali in campo musicale, e qui senz'altro è Keith Richard il nostro uomo.

Keith Richard non è e non è mai stato un grande solista; e anche come personaggio non offre grandi spunti di curiosità (se si eccettuano le sue vicende con la droga e con la giustizia, che qui però non interessano il nostro raggio d' azione). La vera, insostituibile grandezza di Keith Richard risiede nel suo modo di servirsi della chitarra in funzione ritmica. Praticamente, Keith ha letteralmente creato il ruolo della chitarra ritmica nella musica rock e in particolare nel rock'n'roll: i suoi riffs sono ormai leggendari, Imitatissimi da centinaia di chitarristi da quasi vent'anni, nell'hard come nel punk come nella new wave.

Di conseguenza, Keith Richard diventa un innovatore anche nel campo della strutturazione della moderna canzone rock (poiché, soprattutto durante i primi dieci anni di attività dei Rolling Stones, era soprattutto Keith a comporre le musiche): infinitamente meno poliespressivo di un Lennon, Richard ha però saputo magistralmente sintetizzare il visceralità ribelle del rhythm & blues con lo swing elettrico del rock'n'roll. Il personaggio che maggiormente ha saputo fondere l'inventiva di Lennon con lo stile di Richard è indubbiamente Pete Townshend dei Who.

Dischi consigliati: Aftermath, Beggar's banquet, Exile on Main Street (con i Rolling Stones).

• BOB DYLAN

Solo sulla genialità creatrice di Dylan e sul suo apporto alla musica rock, sono stati scritti interi libri. Noi tenteremo di fornire una sintesi valida dei pilastri fondamentali che testimoniano della genialità di Dylan. Sul piano strettamente musicale, come si sa, Dylan è il creatore del folk-rock: ovvero della definitiva fusione della musica popolare (in America soprattutto l'hillybilly, il rockhabilly, il country, il blues) con le dodici battute elettriche del rock'n'roll. Tale scoperta di Dylan avrebbe prodotto frutti impensati: dai Byrds ai Buffalo Springfield ai Grateful Dead a CSN&Y agli Eagles in America; dai Faiport Convention agli Steeleye Span eccetera in Inghilterra, fino ai nostri Bennato, De Gregori, Venditti.

Ancora dal punto di vista musicale, Bob Dylan con la Band è l'inventore del famoso dualismo organo-pianoforte, poi ripreso dai Procol Harum, dai Genesis, e perfino da alcuni tra gli attuali gruppi ska, nonché da Elvis Costello, ecc.

Non dobbiamo dimenticare che la "svolta elettrica" di Dylan fu a sua volta influenzata da John Lennon, e che in cambio lo stesso Dylan influenzerà indelebilmente la "svolta sociale" di Lennon. Proprio a questo proposito, Dylan è il primo ad applicare l'inventiva sociale (già patrimonio musicale popolare con Woody Guthrie o Lenny Bruce) al rock elettrico, intuendo per primo nel rock un potentissimo strumento di propaganda. Allo stesso modo, Dylan è il primo "poeta elettrico": un poeta sociale che ha scelto il rock invece del libro come veicolo moderno di propagazione e moltiplicazione del proprio messaggio.

Dischi consigliati: Higway 61 Revisited, Blonde on bionde.

• JIMI HENDRIX

Se Hendrix non fosse morto nelle condizioni tragiche che sappiamo, oggi probabilmente sarebbe il più grande cervello creativo che il rock abbia mal saputo esprimere. Jimi Hendrix, innanzitutto, è l'unico musicista popolare del XX secolo (a parte forse Captain Beefheart) ad avere letteralmente rivoluzionato il blues, non assumendolo come semplice componente ispirativa, ma invece radicalizzandolo e facendone suppurare l'estremo limite, proiettandolo verso una scomposizione e ricomposizione futurista. La chiave di questa operazione risiede nell'elettronica, la cui applicazione al rock Hendrix esplorò magistralmente molto prima dell'invenzione stessa del sintetizzatore. Vero e proprio "blues elettronico" dunque, quello di Hendrix, che per primo, più ancora di James Brown, Sly Stone o dello stesso Stevie Wonder portava la figura del musicista nero in posizioni di assoluta avanguardia nel campo della ricerca musicale sul rock. E lo strumento di tutto ciò Hendrix lo identificò nella chitarra, che nelle sue mani assunse il ruolo di una vera orchestra, in uno stile talmente eccelso da risultare addirittura completamente inimitabile (a quei livelli, non c'è Robin Trower che tenga!). Di fronte a Hendrix lo stesso Eric Clapton, grande maestro della chitarra rock-blues, non può competere e deve cedere li passo nel campo della invenzione e della creatività.

Dischi consigliati: Are you experienced, Axis: bold as love, Electric ladyland.

• FRANK ZAPPA

L'affermazione che Frank Zappa è il Ludwig van Beethoven del XX secolo non è assolutamente così assurda come a prima vista potrebbe apparire. Musicalmente, egli porta le intuizioni di Lennon (rock come catalizzatore polimusicale) e di Dylan (rock come veicolo di propaganda sociale alternativa) alle più estreme e radicali conseguenze. Dal primo all'ultimo album, in cerchi concentrici, gli elementi della genialità zappiana sono già tutti non solo presenti, ma anche perfettamente definiti. Attraverso la struttura elettrica minimalista del rock'n'roll vengono filtrati e amalgamati rhythm&blues, jazz, elettronica, folk, country, musical, spot pubblicitari, nonché tutti i tipi di avanguardia e sperimentazione contemporanea. La sintesi musicale zappiana è una sintesi assoluta, amalgamata dalle armi corrosive dell'ironia e del teatro dell'assurdo. Zappa è il primo rocker a porsi come vero e proprio musicista contemporaneo, che dona al rock dignità classica pur preservandone le capacità oltraggiose e provocatrici di « verità alternativa ». Tale fondamentale ambiguità è rappresentata e messa in scena con una ferrea coerenza, tassello dopo tassello, ed esplorata in ogni suo risvolto, sia ch'esso si chiami jazz, sinfonia contemporanea o vera e propria ipotesi di trascendenza da ogni genere definito.

Come quella di Hendrix, anche l'arte zappiana è così totale da risultare inimitabile (anche se nomi quali Captain Beefheart, Robert Wyatt, Daevid Allen, Todd Rundgren provano talvolta con successo ad accostarsene).

Dischi consigliati: Freak out, Lumpy gravy, Hot Rats, Grand Wazoo, Joe's garage).

• LOU REED

Se John Lennon è stato il Chuck Berry degli anni Sessanta, Lou Reed è senz'altro il Chuck Berry degli anni Settanta. La sua reinvenzione del rock elettrico ha contribuito a riportare il rock in prima linea alla fine degli anni Settanta, proiettando i suoi effetti sulla new wave degli anni Ottanta.

A livello musicale, Lou Reed, come già Dylan ma in maniera più estremistica e teatralizzata, porta a livello d'arte la successione armonica costruita da due-tre soli accordi. Con tre accordi, Lou Reed ricostruisce il rock'n'roll in una versione più adattata all'emergere delle nuove realtà contemporanee del mondo inurbato: l'emarginazione dei nuovi ceti sottoproletari, l'omosessualità dell'avanguardia intellettuale, l'eroina, la paranoia metropolitana. Più organicamente ancora di Jim Morrison o di Iggy Pop, Lou Reed conferisce al rock un suono radicale, iper-elettrico, che diventa esso stesso rappresentazione auditiva del teatro della strada, e anticipazione della decadenza.

Dischi consigliati: The Velvet Underground & Nico, White light / white heat (con i Velvet Underground); Berlin, Metal machine music. (da solo).

• DAVID BOWIE

Non è semplicemente un esercizio di vuota retorica affermare che Bowie è il primo musicista "mutante" nel campo della rock music. Egli è infatti la prima rock-star dell'era del media elettronici. Facendo propria la lezione già in precedenza parzialmente intuita e anticipata da Lennon, Dylan, Zappa, David Bowie porta la teoria del rock come medium elettronico alle sue estreme conseguenze, applicandovi la lezione teorica già indicata da Marshall McLuhan per la radio e la televisione.

Per questo, Bowie è il primo musicista rock il cui legame con la propria musica non sia costituita dalla visceralità, bensì, al contrario, dalla distanza. La creatività bowiana è innanzitutto una creatività di manipolazione: Bowie gioca con i media attraverso il rock, o indifferentemente con il rock attraverso i media. La sua musica (prima rock decadente, poi rock futurista, poi rock/soul bianco e oggi rock elettronico/industriale) si costruisce, si annulla e si evolve in parallelo alla competività e all'eterno rimodellarsi dei messaggi sublimali ed ipnotici trasmessi dai media elettronici; alla stessa maniera cambia il suo personaggio incessantemente: dall'alieno al « duca bianco » all'attuale Ragazzo Moderno.

Con Brian Eno e i Kraftwerk, ma con maggiore intuitività globale, Bowie è il principale padrino di una delle tendenze predominanti del rock degli anni Ottanta: la tendenza ipnotico/industriale dei Devo, dei Talking Heads, di Gary Numan, di John Foxx e dei loro stessi maestri Roxy Music.

Dischi consigliati: Ziggy Stardust, Diamond Dogs, Heroes.

• BOB MARLEY

L'altra principale tendenza degli anni Ottanta (se non si conta l'orrido ibrido, in fatale decadenza, del disco-rock) è quella del reggae-rock, che sta invadendo tutti i campi musicali, dal rock bianco al soul alla stessa musica africana. Il reggae sta diventando per la musica popolare degli anni Ottanta ciò che il blues è stato per la musica popolare degli anni Cinquanta e Sessanta, senza più barriere di razza, cultura o religione. L'artefice di tutto ciò è da identificare senz'altro in Bob Marley. Al contrario di altri reggaers (come Peter Tosh, Jimmy Cliff, Winston Rodney alias Burning Spear), Bob Marley evolve continuamente: come il rock nelle mani di Lennon o di Dylan, il reggae di Marley ingloba rock, rhythm&blues, elettronica, pop music, gospel, blues, folclore africano, creando progressivamente una nuova sintesi musicale che diventa movimento sociale e poesia della strada di color nero. Non sbaglia dunque chi ha voluto definire Marley come il Dylan nero del nostro tempo.

Ma l'influenza di Marley, poliespressiva e in continua evoluzione, ha ormai trasceso i confini culturali, sociali, razziali: il nuovo rock-reggae dei Clash e dei Police, lo ska-reggae bianco e nero delle nuove bands londinesi stanno lì a testimoniarlo. Abibamo esitato a lungo se scegliere Bob Marley o Stevie Wonder come ottavo rappresentante di questa nostra rassegna sulla genialità creativa musicale: e ci siamo dovuti rendere conto che se Wonder è un grandissimo compositore pop/soul (come Paul McCartney o Elton John sono grandissimi compositori poprock), Marley, con meno tecnica compositiva, è però un grandissimo innovatore, ed è questo che ci ha decisi.

Dischi consigliati: Burnin', Babylon by bus, Survival.

• FINALE

Tra tutti gli otto nomi citati, abbiamo notato l'emergere prepotente di un elemento comune: né Lennon né Dylan né Richard né Hendrix né Zappa né Reed né Bowie né Marley hanno mai avuto una educazione musicale "colta": sono cioè tutti autodidatti, si sono formati suonando sulla strada. Segno più che mai evidente che la genialità musicale contemporanea si misura più sul piano della strada che su quello dell'accademia. lo stesso elemento comune ritroviamo in Elvis Costello (della new wave beat/rock inglese) e James Chance (o White che dir si voglia, della new wave funky/jazz/elettronica newyorkese), che insieme all'iperestremista John lydon (ex Sex Pistols e ora Public Image Ltd.) potrebbero diventare, tra qualche tempo, i nuovi tre nomi da aggiungere alla lista che oggi noi abbiamo proposta.

Manuel Insolera