Frank Zappa & Mothers "Roxy and elsewhere"

By Fabrizio Cecca

Nuovo Sound, December 2, 1974


Preamble - Penguin in Bondage - Pygmy Twylyte - Dummy Up - Village of the sun - Echidna's Arf (of You) - Don't you ever wash that thing? - Preamble - Cheepnis- Son of orange county - More trouble every day - Preamble - Be Bop Tango (of the old jazzmen's Church)
Frank Zappa chitarra, voce; George Duke tastiere, voce; Tom Fowler, basso; Ruth Underwood, percussioni; Jeff Simmons, chitarra ritmica, voce; Don Preston; synt; Bruce Fowler, trombone; Walt Fowler, tromba; Ralph Humphrey, batteria; Napoleon Murphy Brock, sax tenore, flauto e voce solista; Chester Thompson batteria. Discreet K 69201.

La nuova opera zappiana «Roxy and Elsewhere», conferma le previsioni fatte qualche mese fa sull'orientamento musicale di Frank. Si diceva che la sua vena creativa non si sarebbe arrestata, nonostante gli ambigui «Over-nite sensation» e «Apostrophe» che potevano essere considerati come dei momenti di distensione nella ricerca musicale dell'artista americano. Questo doppio album registrato dal vivo al Roxy di Hollywood nei giorni 10, 11, 12 di dicembre del 1973 e in vari concerti dati all'inizio del 74, ci dà quindi la prova di quanto queste previsioni si sono rivelate giuste.

In moltissimi brani possiamo ascoltare quelle trovate geniali che caratterizzarono la passala produzione discografica del baffuto chitarrista; cambi di tempo, entrate di vibrafono e fiati all'unisono che si incontrano in assurde melodie, variazioni armoniche azzeccatissime, tutte cose che vengono inserite in una musica che spazia dal rock'n'roll al jazz, dal rhythm and blues alla musica contemporanea.

Ci sono ovviamente degli spunti alla «Over-nite sensation», ma grazie all'esecuzione dal vivo acquistano un fascino ed una grinta inusitati.

Per chi ama Zappa in virtù di alcuni capolavori come «Grand Wazoo», «Uncle Meat» o «Hot Rats», non potrà fare a meno di apprezzare questo nuovo lavoro di Frank. Potremo trovare in «Roxy and Elsewhere» le strutture di un concerto del chitarrista americano, e tutti i momenti chiave delle sue recenti esibizioni, come «Pinguin in Bondage», che ci presentò in tutti i suoi concerti da noi, o come «Don't you ever wash that thing?», che mette in mostra le capacità strumentistiche di ciascun elemento.

Non si tratta certo di un capolavoro della produzione zappiana, ma è certamente un disco da non sottovalutare rispetto agli album migliori.

A questo punto mi sembra opportuno dare inizio alla descrizione dei numerosi brani, tutti inediti ad eccezione di uno.

Prima facciata: dopo un'introduzione di Zappa «Preamble», inizia «Pinguin in Bondage» un buon pezzo che si pone a metà strada fra «Over-ite sensation» e «Grand Waz0o» (per quanto riguarda l'arrangiamento dei fiati), e che contiene un buon solo di Frank. «Pygmy Twylyte» è un brano molto divertente. nel quale si denota un forte spostamento verso il rhythm and blues. Stupendi gli arrangiamenti dei fiati all'unisono, del vibrafono e delle voci; «Dummy Up» prosegue sulla linea della precedente composizione ed è costruito da un ritmo tipicamente R and B, sul quale si inseriscono i discorsi di Zappa e di Napoleon che parlano del più e del meno. Questo pezzo ci fu presentato anche a Roma la seconda volta.

Seconda facciata: dopo la solita presentazione di Frank c'è «Village of the sun», un brano nel quale si può notare la vena melodica di Zappa grazie alla stupenda parte vocale. Inutile ribadire che l'arrangiamento è magnifico, ma fin da adesso notiamo una straordinaria base-line in questi brani, dovuta sia alla notevole bravura ed esperienza di Fowler sia al genio compositivo di Frank. «Echidna's arf (Of You)» è un pezzo strumentale che contiene quelle trovate geniali a cui accennavo all'inizio. Riff, scale velocissime, contrappunti fra i fiati il vibrafono le chitarre e le tastiere, cambi di accentuazione e spostamenti di tonalità, tutte cose che fanno sudare le fatidiche sette camicie a tutti i musicisti, che mai come in questi momenti hanno desiderato suonare cose semplici e pacate. Impegnativo è il lavoro delle batterie che devono sottolineare e sorreggere questi cambiamenti così improvvisi e rapidi.

«Don't You ever wash that thing?» nasce inaspettatamente dal pezzo precedente, e dopo una serie di contrappunti e cambi di tempo parte uno stupendo assolo di trombone che si inserisce su di un tappeto ritmico decisamente jazzistico. Soliti riff e variazioni nel disegno ritmico che in pratica creano un tema che introduce un nuovo assolo; questa è la volta di George Duke che nel suo breve intervento al piano elettrico ci dà un saggio di tutta la sua bravura e del suo talento jazzistico.

Alla fine di questo fantastico spunto pianistico c'è un assolo dei due batteristi decisamente interessante, che si conclude con l'esposizione di un tempo tipicamente R and B sul quale si inserisce un solo di Zappa. Il brano si conclude con un piccolo spunto del vibrafono e con un breve e fantastico tema eseguito da vari strumenti all'unisono.

Terza facciata: solito «Preamble» affidato a Zappa e poi «Cheepnis» un brano che si segnala per la costruzione delle complesse partivocali che si sviluppano sui vari cambi di tempo che lo caratterizzano.

«Son of Orange County» è l'unico brano edito dell'intera raccolta. Si tratta infatti di una versione, arricchita da un'efficace parte cantata, di un tema di «Lumpy Gravy», uno dei primi album di Zappa. Questo pezzo, con questo nuovo arrangiamento, fu incluso anche su «Weasels ripped my flesh». Si segnala anche un buon solo di Frank sul finale. «More trouble every day» è un'altra composizione che denota uno spostamento verso un certo tipo di R and B. In ogni caso è un brano molto trascinante e divertente e come sempre pieno di trovate interessanti.

Quarta facciata: a parte il solito prologo, è costituita da un solo brano «Be-bop Tango (Of the old jazzmen's church)». L'inizio è come sempre complicatissimo, e pieno di trovate, poi su un tempo jazzato si depone un buon assolo di trombone, a conclusione del quale inizia il lungo dialogo di Frank che cerca di organizzare il brano, dando il via a George Duke che di volta in volta prova un tema che esegue con la sua voce all'unisono con il piano elettrico. Il tutto è caratterizzato da battute e da trovate alquanto simpatiche e spiritose.

Si chiude qui questa nuova opera zappiana, che indubbiamente potrà rassicurare i fans che temevano un rapido declino di Frank e in ogni caso è un disco che tutti i veri appassionati dell'artista americano apprezzeranno.

Fabrizio Cecca