Frank Zappa "Apostrophe"

By Fabrizio Cecca, Malaparte, Ing

Super Sound, April 20, 1974


ALBUM

DISCREET K 59201 (2175)

Esce finalmente "Apostrophe", ultimo 33 giri (il diciassettesimo della serie) del grande Frank Zappa. Fin dal primo ascolto notiamo come questa nuova opera sia la logica prosecuzione del precedente "Over-nite sensation", anche se questo album, secondo la copertina, è un disco "solo" del chitarrista e non una nuova incisione delle Mothers of Invention. Ritroviamo qui il carattere principale della nuova "svolta" musicale intrapresa dal genio americano, infatti fin dalle prime incisioni, mentre ora i testi occupano moltissimo spazio e non danno modo ai grandi solisti riuniti in quest'album di prodursi in interventi solistici.

Comunque anche in altre incisioni Zappa aveva dato molta importanza alle parole, e precisamente nel primo disco di "Freak Out", in "We're only in it for the money" e in "Cruising with ruben & the jets", mentre in altri album come "Absolutely Free" o "Chunga's Revenge" c'era un certo equilibrio fra musica e testi. In opere come "Uncle Meat" o "Lumpy Gravy", quasi esclusivamente strumentali, le voci generalmente trovavano spazio sotto forma di dialoghi che praticamente non soffocavano gli strumenti, oppure (come nelle rare canzoni cantate di "Uncle Meat") svolgevano delle funzioni a nostro avviso puramente strumentali (è il caso di "Uncle Meat variations"), soprattutto per opera dei "coretti" beffardi ed ironici usati da Zappa seconda il sopravvento sui testi (tranne un brano strumentale e qualche raro assolo), e inoltre ci sono anche i "coretti" che svolgono sempre quel ruolo strumentale di una volta, con lo stesso intento denigratorio, anche se dall'imitazione del rock'n'roll e del rhythm & blues si è passati al disfacimento delle tipiche colonne sonore delle pubblictà americane, piene di allegre vocine insopportabili.

Certo è difficile riuscire ad apprezzare un'opera di Zappa che si presenta con queste credenziali, soprattutto per chi ama "Hot Rats" e "Grand Wazoo", album quasi esclusivamente strumentali, e a volte si è portati a pensare che Frank tira avanti con queste cose poichè il sua discorso è irrimediabilmente finito, ma tutti i suai veri ammiratori sanno che questo è difficile, se non impossible poichè ormai ci ha dimostrato in troppe occasioni di essere un vero "GENIO", basta ricordare il periodo nero della sua carriera magnificamente cancellato prima da "Waka/Jawaka" e poi dall'impareggiabile "Grand Wazoo".

Molto probablimente Zappa ha pensato di proseguire su questa strada perchè album came "Hot Rats" può farne quanti ne vuole, e inoltre sono insistenti le voci che vogliono la band di "Grand Wazoo" runita per una nuova opera. Del resto sta lavorando da diverso tempo su alcune sue vecchie registrazioni (anche del 1962) con le Mothers, e su del materiale "live" da inserire nell'ormai attesissimo nonuplo album, la cui uscita è rimandata ormai da due anni perchè "Lui non è mai soddisfatto dei risultati ottenuti".

Vorremmo dire anche un'altra cosa e cioè che la LEGGENDARIA tournée italiana di Frank ha dimostrato che realmente la sua vena composi tiva è inesauribile, basti pensare aile improvvisazioni da lui dirette, ai brani non riportati su disco, alle rielaborazioni di vecchi successi, e alle versioni estesissime dei brani effettivamente incisi che ci portano a pensare che è suo desiderio curare perfettamente le esibizioni dal vivo.

Tornando ad "Apostrophe", segnaliamo che tutto questo discorso non è certo servito per dimostrare che è un album migliore degli altri, ma per provare il suo valore e per far notare che Zappa è sempre il genio che noi tutti conosciamo. Inoltre i musicisti hanno trascorso bencento ore in sala d'incisione per realizzare questo nuovo 33 giri, che effettivamente è privo di smagliature come tutte le cose dirette e ideate dal genio americano. Certo dovendo dare un giudizio ammettiamo che è un disco normale, non un capolavoro, e del resto chi ci dice che un artista deve sempre sfomare qualcosa di eccezionale?

Comunque è meglio continuare con l'elenco degli strumentisti presenti in questo "Apostrophe"; i batteristi sono Jim Gordon, John Guerin, Aynsley Dunbar, Ralph Humphrey, al basso Tom Fowler, Erroneous, lo stesso Zappa e addirittura Jack Bruce, tastiere sono affidate al solo George Duke, mentre al violino sono impegnati i grandi Jean-Luc Ponty e Sugar Cane Harris. Ruth Underwood suona le percussioni (in particolare vibrafono e timpani), Sal Marquez la tromba, Bruce Fowler il trombone, e ai sassofoni ci sono Ian Underwood e Napoleon Murphy Brock. I cori sono affidati a nove persone fra cui alcuni elementi del gruppo e il redivivo Ray Collins (cantante solista nelle prime Mothers). Le voci soliste e la chitarra sono ovviamente lasciati a Zappa.

Prima di passare alla consueta analisi dei brani vorrei mettere il dito sull'unica vera piaga dell'album: perchè dura solo 31 minutie 58 secondi quando tutti gli altri dischi in media durano circa 38 minuti?

Il pezzo di apertura è "DON'T EAT THE YELLOW SNOW", un rock pulito e deciso che si distingue per un ottimo lavoro della ritmica e per un ottimo inserimento dei "coretti". Collegato a "Don't eat" segue "NANOOK RUBS IT', un blues lento che contiene degli sporadici interventi del vibrafono e della chitarra fra una strofa e l'altra, e çome al solito magnifici gli interventi del coro. Bello il lavoro del basso che a giudicare dal timbro usato dovrebbe essere suonato da Tom Fowler. Il terzo brano è "SAINT ALFONZO'S PANCAKE BREAKFEST, che inizia con fiati e vibrafono proprio alla maniera di "Uncle Meat"; il tema ricorda moltissimo "Montana", inserita in "Over-nite", e la parte cantata è una specie di country & western molto ritmato. Bello l'unisono di vibrafono e moog nella parte centrale del pezzo. Il quarto brano è "FATHER O'BLIVION", anch'esso molto ritmato ed efficace, nel quale compaiono qua e là alcuni interventi del coro.

Il pezzo che conclude la prima facciata è "COSMIK DEBRIS", un pezzo molto simile all'ormai famosissima "I'm the slime" inserita anche'essa nel precedente album. Nel brano si notano degli ottimi spunti di vibrafono, un breve assolo di chitarra e il solito magnifico lavoro dei "coretti".

Il pezzo che apre il secondo loto è "EXCENTRIFUGAL FORZ", un rock ritmoto e preciso caratterizzato da strani interventi del synt e dall'ottimo lavoro del basso e della batteria.

"APOSTROPHE" è il pezzo successivo; si tratta dell'unico brano dell'album esclusivamente strumentale, e porta la firma di Zappa, Bruce e Gordon. Dopo il brevisissimo tema iniziale un solo di basso di Jack Bruce, e anche questa volta l'ex componente dei Cream fa uso del suo particolarissimo tono, lievemente distorto, che ormai lo ha reso celebre. Il'pezzo prosegue con un solo di chitarra che nella prima parte è fltrata nel sintetizzatore.

"UNCLE REMUS", composta da Zappa e Duke, inizia con un tema eseguito al pianoforte, e poi si sviluppa come un brano di rhythm & blues, e in particolar modo per il lavoro del coro, che ci riporta alla mente moltissimi brani di Aretha Franklin.

II pezzo conclusivo è "STINK-FOOT", un rock' n 'roll lento e progressivo sulla cui base ritmica si inseriscono dei brevi interventi del synt e dei fiati e un asrolo di chitarra filtrata nel moog. In conclusione ci sembra opportuno ribadire che Frank Zappa sta dando moita importanza ai testi, tanto che ha praticamente rinunciato ai lunghi e travolgenti assoli tipici di "Hot Rats". Comunque questi pezzi dal vivo possono essere ampliati notevolmente, e infatti Frank, insieme alla Mahavishnu, ha lanciato quella moda, seguita in particolar modo dai gruppi del tipo Nucleus-Soft Machine, che vede l'album came un breve riassunto di una idea musicale, di un discorso da portare avanti a contatto con il pubblica.

Fabrizio Cecca 

LIRICHE

E' da molto tempo ormai che Frank Zappa ha abbandonato, e forse in parte tradito, il suo personaggio di allegro ma incisivo fustigatore della società americana, per restringere la sua azione al campo strettamente musicale. Sono solo un bel ricordo i suoi concerti provocatori, i suoi tes ti sferzanti, come ad esempio, per citare il più famoso, quello di "Brown shoes don't make it". Le parole delle sue canzoni adesso le troviamo all'interno delle copertine, la censura non ha più motivo di intervenire, come ai tempi di "Freak out" e di "Absolutely free". E' un duro colpo per chi ama Zappa e la sua musica vedere, di giorno in giorno, di disco in disco, sgretolarsi quel mondo di idee che aveva reso il suo creatore uno dei cardini del legame fra la musica rock e la vita.

Che dire dunque dei testi di "Apostrophe", quest'ultimo disco di Frank? Testi che non dicono alcunchè di nuovo nella linea scelta ormai da tempo da Zappa per condire i suoi rock'n'roll. In fin dei conti, delle favolette, anche se Zappa forse pretende di aver creato una mitologia di esotici e bizzarri personaggi, corne afferma in "Nanook rubs it" riferendosi alla "neve gialla" e ad una sua vecchia invenzione, lo "squalo di fango".

E' sempre più presente questa tendenza a riferirsi a testi di vecchi brani, corne a voler circoscrivere il proprio monda, a eliminare ogni rapporto-scontro con la realtà. Comunque, non è il casa di rare il processo a Zappa per questa sua presunta involuzione; in fonda, chi ha sempre seguito il suo lavoro ha ben chiaro che i suoi interessi sono nettamente indirizzati verso la musica: già in "Uncle Meat", ad esempio, egli avvertiva in una nota che le starie delle canzoni contenute nel disco, "Dog breath", "The air", "Electric aunt Jemima", erano comprensibili solamente da parte dei membri del complesso, a sottolinare corne le parole fossero solo un complemento alla musica dell'album.

Però, ebbene si, c'è un però che possiamo sbandierare di fronte all'ultimo Frank: però, in quel periodo, era il 1968, i suoi brani parlavano da soli, la loro carica satirica era tale da non avere alcun bisogno di parole per esprimersi pienamente, mentre adesso, ammorbidita ed annacquata nel rock l'ironia di certi passaggi, commercializzato l'uso del falsetto e spento il richiamo satirico ai rock and roll e alla banalità della musica di consurno degli anni cinquanta, che cosa rimane? Un prodotto come tanti altri, con più pregi e meno difetti, ma senza quella splendida unicità che aveva fatto del nome di Zappa un mito.

Senza dubbio, l'occhio di Frank è ancora attento, se vuole riesce a colpire questo o quell'aspetto della società che mostra il fianco allo sberleffo, ma quello che manca è proprio la volontà di colpire là dove ce ne sarebbe bisogno, mentre quelli che vengo no beffeggiati sono aspetti minori, mode, stramberie cornrnercializzate, come è appunto quella della magia, adocchiata come obiettivo di scherno già nella famosa "Camarillo Brillo" di "Overnite Sensations" e ripresa in "Cosmik Debris".

Per il resto non c'è di più della storiella dell'eschimese Nanook, cantata, o forse meglio, raccontata alla maniera della celebre "Billy the mountain", capostipite del filone favolettistico, del reverendo O'Blivion, dello zio Remo, e così via: storielle che lasciano il tempo che trovano, divertenti, senza dubbio, e meno banali delle storie d'amore che riempiono le note di tante canzoni, ma assolutamente gratuite, da qualunque punto di vista le si osservi.

Se si vuole proprio andare a cercare il pelo nell'uovo, si può riconoscere a Zappa un sapiente uso, dal punto di vista onomatopeico, della lingua inglese, nel costruire con assonanze e urli monossillabici, riffs gradevolissimi e ben ritmati, ma per uno Zappa bisogna dire che è ben poco.

Malaparte

FONOTECNICA

Aspettavamo con impazienza Apostrophe, oltre che per vedere cosa ci avrebbe regalato il più grande musicista vivente, anche per verificare le mirabolanti previsioni ed illazioni sulla parte strettamente tecnica.

Quanto valga Zappa dietro un tavolo di registrazione è su perfluo ricordare, basta riascoltare long-playings come Hot Rats per rendersi conto di quali miracoli tecnici sia capace la mente di Baltimora. Mixaggi come quel lo di "Peaches en Regalia" farino semplicemente paura: coordinare sedici piste in quel modo è impresa per noi quasi inconcepibile. L'incisione e la registrazi one hann o una parte fondamentale nell' opera zappiana, ma non si creda che Frank debba tutto atle sue modernissime apparecchiature, basta ricordare il tavolo usato nella tournée italiana: solo quattro piste! E con questa apparecchiatura, se vogliamo antiquata, sono stati registrati LP's come "Just another band from L.A." e "Live at Fillmore East".

Il disco odierno non è forse quella "mostruosità" annunciata, ma è tecnicamente perfetto. Del mixagge e del dosaggio dei volumi è perfino superfluo parlare, sono i soliti, splendidi gioielli; i brani sono stati registrati con un tavolo a sedici piste e per alcuni Frank ha speso bencento ore di lavoro, un esempio di serietà professionale da tener presente.

La risposta in frequenza è ottima su tutta la gamma, gli effetti di eco e riverbero dosatissimi, come l'eccellente divisione dei canali. La voce ed i perfetti, tipici cori zappiani, che costituiscono la parte principale del disco, sono in ottima evidenza e presenza. I materiali sono di buona qualità e non si rilevano disturbi, se si eccettua qualche, lieve distorsione ad alto volume. Unici difetti sono una certa freddezza, peraltro abbastanza voluta, nel suono ovattato, una presenza non proprio esaltante e la singolare brevità del disco (meno di trentadue minuti).

Non abbiamo, purtroppo, potuto ascoltare l'edizione originale, annunciata quadrifonica, esperimento nuovo questo per Zappa. Il long playing è stato registrato, per la Discreet, a New York, Inglewood ed è distribuito in ltalia dalla Ricordi S.P.A.

Ing