King Kong - Over-nite Sensation

By M. I.

Muzak, November 1973


JEAN-LUC PONTY King Kong (CBS)
MOTHERS OF INVENTION Over-nite sensation (Discreet)

Il primo disco è del '70, ma viene pubblicato in Italia soltanto ora; il secondo è l'ultimo L.P. delle Mothers: entrambi hanno due comuni denominatori:

Frank Zappa e Jean-Luc Ponty. Il musicista folle e l'outsider del nuovo violino jazz, memori della formidabile collaborazione in «King Kong», si sono recentemente riuniti per una fantastica tournée che li ha portati anche in Italia e che non ci scorderemo tanto presto: eppure la musica che circa due mesi fa abbiamo potuto ascoltare dal vivo è stranamente molto più vicina allo stupendo «King Kong» che all'ultimo «Over-nite sensation», da cui ci si aspettava moltissimo specialmente per essere stato preceduto da quello che forse è il capolavoro assoluto di Zappa («Grand Wazoo»), e che invece in parte deluse.

«King Kong» è stato interamente composto e arrangiato da Frank Zappa espressamente per il violinista francese. Il disco è un'opera di genio, e il merito si ascrive in parti uguali al giovane violista «freaky» e al maestro del bizzarro e della chitarra. Collaborano alcuni dei più validi nuovi talenti americani, sia jazz (il sassofonista Ernie Watts, il pianista George Duke, il batterista John Guerin, il bassoonista Donald Christlieb) che rock (il sassofonista e keyboarder Ian Underwood e il batterista Artie Tripp). E la lista non è certo finita.

«King Kong», «Idiot bastard son», «Twenty small cigars», «America drinks and goes home»: questi titoli già noti nelle scanzonate, sofisticate o folli versioni dello stesso Zappa si trasformano qui in qualcosa di diverso e si tingono di fantasmagorico, con un violino elettrico le cui sonorità in espansione lo fanno spesso assomigliare alle evoluzioni di un sax tenore. Ma i due veri capolavori sono «How would you like to have a head like that», l'unico scritto da Ponty e l'unico a vedere la partecipazione straordinaria dello stesso Zappa alla chitarra, e la lunga suita zappiana inedita «Music for electric violin and low budget orchestra», composta dal pazzo espressamente per questa occasione. Il primo è forse quello più semplice dal punto di vista armonico, con dei contrappunti chitarristici tipicamente bluesy e un violino caricato e prepotente; il secondo è un capolavoro «tout court», e si ascrive come conferma del periodo forse più fruttifero e geniale di Zappa (il 1969-70 appunto) che vide l'apparizione di opere fondamentali come «Uncle Meat», «Hot Rats» e «Burnt Weeny sandwich».

E passiamo ora a «Over-nite sensation»: in pratica, la formazione è la stessa che abbiamo potuto ascoltare in Italia, con in più l'aggiunta del trombettista Sai Marquez; gli altri musicisti, quindi sono Tom Fowler al basso, Bruce Fowler al trombone, Ralph Humphrey alla batteria, Jean-Luc Ponty al violino, George Duke al piano elettrico, Ian Underwood ai fiati e sintetizzatore, Ruth Underwood alle percussioni e naturalmente Zappa alla chitarra elettrica.

La musica di questo album non ha la vasta apertura sonora dei precedenti «Waka Jawaka» e «Grand Wazoo, e i brani sono più corti e tutti in maggior parte cantati. Eppure, la musica è ugualmente quella del nuovo corso zappiano, anche se qui inspiegabilmente castrata e compressa in mille modi rispetto all'esecuzione dal vivo degli stessi brani qui presentati.

Pur nei molti dubbi che l'ascolto di questo disco può suscitare, si può comunque tentare una spiegazione, senza pretendere che risulti interamente convincente: il ritorno alle satiriche parti cantate potrebbe significare che scopo dell'attuale periodo zappiano potrebbe essere l'unificazione in un'unica sintesi sonora dei due periodi precedenti: il primo dadaismo o teatro dell'assurdo e il più attuale periodo dell'esplosione sonora che ingloba nelle sue geniali spire tutte le forme di cui attualmente si serve Zappa: jazz d'avanguardia, musical, cabaret, elettronica, elementi di country & western.

Eppure, questo particolare disco continua a non sembrare completamente convincente. Tra i vari brani, meglio quelli della seconda facciata.

M. I.