Frank Zappa e il Grand Wazoo

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Ciao 2001, October 8, 1972


FRANK ZAPPA E IL GRAND WAZOO

Nel corso di un festival sul campo di cricket dell'Oval, a Londra, Frank Zappa è tornato sulle scene dopo nove mesi di assenza, alla testa del suo gruppo più ambizioso e capace: Il Grand Wazoo, costituito da ben venti musicisti.

Zappa, visibilmente zoppicante, si è presentato In scena con un ritardo di un'ora sul programma previsto ed ha presentato i vari componenti provando contemporaneamente il bilanciamento del suono – per essere sicuro – ha detto – che quello che faremo sia musica e non rumore –. Tre sono i protagonisti di « Waka/Jawaka » ancora al suo fianco: Sal Marquez alla tromba, Mick Altschul al sax e Tony Duran alla slide guitar; in più, l'eterno Underwood, accolto da vivi applausi, al piano e sintetizzatore, e Jim Gordon, ex-Traffic, alla batteria.

Grand Wazoo attacca con « Big Swifty », dall'ultimo album, e ne dà una versione leggermente ridotta in durata, ma molto più complessa e vivace. Tutti ci rendiamo subito conto che Zappa è cambiato. Non c'è più rock, più coretti (« Le uniche parole che sentirete saranno quelle fra un brano e l'altro » aveva avvertito il più celebre baffo del pop) né ironia: questa è sì musica aggressiva, estrosa, avanguardistica, ma è anche jazz.

E poiché nessuno dei 15.000 presenti sembra apprezzarlo, l'atmosfera è gelida, Zappa tenta di scaldarla con una comica spiegazione del secondo brano « The adventures of [Greggery Peccary] », una suite suddivisa in cinque movimenti, secondo l'uso della musica sinfonica: il pubblico ride, ma la musica lo lascia scettico. Onestamente, il pezzo è estremamente difficile, tutto dissonanza (simile a certi punti di « 200 motels »); ma riflette la grande complessità che la musica di Zappa ha raggiunto (e non da oggi) e rivela le grandissime capacità e le ancora incredimbili possibilità del Grand Wazoo.

Il terzo brano, « Think it over » è il clou della serata: venti minuti di musica entusiasmante, con Zappa a dirigere il gruppo con la bacchetta (come già nella precedente composizione) e poi alla chitarra per spiccare sul coro maestoso dei fiati, duettare con l'altra chitarra di Duran e perdersi in un assolo che si riallaccia magicamente, con agghiacciante precisione, ai diciannove musicisti alle sue spalle.

Dal vecchio « Uncle Meat », l'album più completo e vario di Zappa, è tratto Il quarto brano eseguito: una particolarissima versione di « Dog breath », pezzo dominato dai fiati, che qui, perse le divertentissime parti vocali, è trasformato in un veicolo per gli assoli dei vari accompagnatori.

Alla conclusione, Zappa accenna a ritirarsi, e le proteste del pubblico sono così tiepide che dopo un breve inedito il chitarrista se ne va senza concedere il bis. E' il destino dei grandi: la massa ha orrore della complicazione, e quando un artista sceglie un mezzo di espressione più raffinato del precedente è rifiutato dai più, almeno all'inizio.

Pensate ai Crimson di « Court » e di « Lizard », e avrete un parallelo abbastanza fedele e esauriente con la situazione di Zappa: ma, come per Fripp, le capacità teoriche del Grand Wazoo sono impossibili da prevedere e da definire.